Basilica di San Bellino

Indirizzo Via Roma, 45020 San Bellino RO, Italia
Tel 0425703339
Fax 0425703339
Sito web
Orari di apertura La Basilica è visitabile antecedentemente e a conclusione delle funzioni religiose.

L’attuale edificio risale al 1649, quando venne ricostruito dalle fondamenta, con l’aiuto economico della popolazione. L’architettura rispecchia la tradizionale chiesa rurale veneta del XVIII secolo, con elementi di ispirazione romanico-gotica. La chiesa, situata al centro del paese, costituisce con il campanile, la canonica e la piazza adiacente, intitolata a papa Giovanni XXIII, un complesso urbanistico-architettonico di ordinate proporzioni.

La facciata

L’elegante e sobria facciata della Basilica è distinta in due registri, quello inferiore scandito da sei lesene tuscaniche tipiche dell’architettura rurale e da quattro finestroni istoriati con scene della vita di san Bellino realizzati dalla Vetreria d’Arte Sandro Tomanin e Fratelli. Nel mezzo si apre il grande portale d’ingresso. Il registro superiore presenta quattro lesene come le precedenti, un rosone centrale con un’elaborata effige di san Bellino e alle parti nicchie, in origine sedi delle due statue dei santi Bellino e Martino, ora collocate nel presbiterio della Basilica.

La navata centrale

All’interno si accede dal solo portale. La chiesa è strutturata a tre navate (quelle laterali a volte a crociera) con pianta cruciforme. Dai finestroni superiori la chiesa è giustamente illuminata. Lungo la navata sono inserite le croci di consacrazione del XIX secolo.

Il presbiterio

Il presbiterio è delimitato da due colonne marmoree richiamanti l’ordine tuscanico. Al centro è conservato il prezioso altare, impreziosito da un magnifico esempio di scagliola, tarsia in gesso, raffigurante i santi Martino e Bellino e al centro l’ostensorio con due angeli. Nell’opera si legge il nome dell’autore lazaro ∙ trivisan accompagnato dalla data d’esecuzione a.d. 1668. In alto a destra è conservato il prezioso organo risalente al XIX secolo e recentemente restaurato. Sulla sinistra, invece, è murata una lapide che ricorda la consacrazione della Basilica, avvenuta il 18 ottobre 1874. Sopra l’altare sta un doppio baldacchino aereo in legno dorato, con una pittura raffigurante una colomba e alcuni angeli. L’intera volta è decorata da stucchi con soggetti sacri ed elementi fitomorfi, mentre in corrispondenza dei costoloni angolari sono collocate le quattro statue raffiguranti gli evangelisti Luca, Marco, Matteo e Giovanni, realizzate con una complessa tecnica a stucco e rivestite da lamine in oro e rame. Ai lati dell’altare sono presenti le nicchie che contengono le quattro statue delle virtù cardinali: Giustizia, Temperanza, Prudenza, Fortezza, opere settecentesche di Giovanni Bonazza. Nella tribuna sono collocate le statue dei santi Martino e Bellino, situate qui dopo il restauro della facciata. Sempre nella volta, si possono ammirare quattro medaglioni con dipinti murali raffiguranti l’uccisione, il ritrovamento e il trasporto del corpo di san Bellino fino al paese di San Martino di Variano; il quarto medaglione è purtroppo oramai indecifrabile. Nell’abside, dall’insolita pianta rettangolare, si trova la splendida urna contenente le spoglie di san Bellino, fatta erigere nel 1640 ad opera della famiglia Guarini. Il tutto è impreziosito dalla grande pala dipinta attribuita al pittore sanbellinese Mattia Bortoloni, forse realizzata nel 1736. Il quadro rappresenta san Bellino nell’atto di proteggere un fanciullo da un cane rabbioso. Nell’alto dell’abside, sopra l’arca, è presente una cornice in stucco ornata con degli angioletti, oggi non ospitante alcun dipinto.

La navata destra

Entrando si incontra il primo altare dedicato alla Natività. Il quadro in olio su tela, opera di Angelo Trevisani, è stato recentemente restaurato riportandone alla luce l’antico splendore. Il secondo altare è dal 1996 dedicato a san Martino, primo patrono della parrocchia. La statua in gesso del santo, raffigurato nell’atteggiamento benedicente, è opera di Pietro Sartorelli, realizzata nel 1854. Il paliotto dell’altare, in marmo, è ammirevole per la sua compostezza e decorazione. Il terzo altare, con paliotto lapideo pregiato, è decorato da putti e delimitato da due colonnine corinzie in marmo rosso, ove è posto dal 1976 il tabernacolo. Ai lati sono situate due statue in pietra tenera di sant’Antonio da Padova e dell’Angelo Custode.

La navata sinistra

Entrando, a sinistra, si trova il fonte battesimale in marmo rosso di Verona, con coperchio in rame sbalzato, dono alla parrocchia di Gundeberga Occari nel 1968. Ai lati sono conservati due sculture di angeli, un tempo esposti all’esterno della chiesa. Proseguendo, si incontra il secondo altare, con la pala del Crocifisso. Il dipinto, opera del veneziano Angelo Trevisani, in olio su tela risalente al XVIII secolo, rappresenta Cristo crocefisso con ai lati Maria e Maddalena piangenti. Il terzo altare è dedicato alla Madonna del Rosario, dove si possono ammirare i resti dei quindici dipinti murali rappresentanti i misteri del rosario. Il complesso, perfetto nelle forme, è impreziosito da due colonnine in marmo rosato e dalla statua lignea della Madonna. Lateralmente sono collocate le statue in pietra tenera dei santi Domenico e Teresa d’Avila.

Campanile della Basilica di San Bellino 

Accanto alla Basilica sorge il campanile in pietra a vista, eretto agli inizi del XVI secolo, sebbene sia stata proposta una datazione anticipata alla seconda metà del Quattrocento. L’ultimo intervento di restauro, a cura della Soprintendenza di Verona, è stato eseguito tra il 1984 e il 1986. Il campanile è uno dei rari esempi esistenti nel Polesine di stile tardo romanico. Simile è quello dell’Abbazia della Vangadizza di Badia Polesine. La torre campanaria è suddivisa in quattro ripiani con altrettanti cornicioni sporgenti. La cella campanaria è ornata e alleggerita da bifore su tutti i lati. La cuspide poggia sul tamburo circolare, il cui piano d’appoggio è decorato ai lati con quattro pinnacoli. Alla base è presente una lapide che ricorda il livello raggiunto dalle acque durante l’alluvione dell’Adige nel 1823.